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GENITORI E FIGLI PERFETTI? NO, GRAZIE

GENITORI E FIGLI PERFETTI? NO, GRAZIE

Recentemente mi è capitato sotto mano un libretto scritto da un’Americana dal titolo “Confessioni di una mamma pigra”: certo l’autrice veniva da una famiglia di allevatori che da generazioni vivevano in un ranch nel Wyoming, certo era qualche anno fa (e di questi tempi il progresso va tanto veloce quanto crescono i nostri figli), fatto sta che io credo che ogni mamma dovrebbe in fondo essere almeno in parte un po’ pigra. Cosa significa? Partiamo dal fatto che, come dice l’autrice, se già una mamma non fa ascoltare Mozart al feto o non gli parla a sufficienza, si sente inadeguata. “Come potevo permettere che il mio feto sprecasse intere giornate nell’ozio, in un ambiente privo di stimoli come il mio ventre?”. Il tempo a disposizione è sempre poco, sempre meno, eppure alle mamme viene chiesto sempre di più, già dalla gravidanza, e contemporaneamente a lavorare fino all’ottavo mese -se possibile-, devono anche prepararsi a trasformare i figli ancora in pancia in superfigli. I reali bisogni dei figli non risiedono né nelle troppe cose che possiedono né nelle mille attività che svolgono, bensì nella loro capacità di pensare e agire autonomamente, e di sentirsi accolti, ascoltati e rispettati. È da poco cominciata la scuola, e una mamma mi chiede che attività faccio fare a mio figlio: nessuna, rispondo senza vergogna, in casa nostra vige la regola che si comincia a fare attività dall’età scolare, prima dei sei anni il gioco è già un’attività altamente impegnativa, all’aria aperta finché si può, e poi a casa. Questa mamma replica: “Però le altre mamme mi dicono, ma come non gli fai fare niente tutto l’anno?”, come niente? L’asilo non significa fare niente, la sua giornata è già faticosa così, in fondo ci sta quasi otto ore, come un adulto lavoratore. Direi che come monte ore settimanale di attività può bastare; e anche alle elementari consiglio una sola attività (sport o corso) a settimana per cominciare. Sono dell’idea che i bambini debbano imparare anche ad annoiarsi, a stare sdraiati sul letto a guardare il soffitto, a grattarsi la pancia. Altrimenti diventeranno degli adulti iperattivi, sempre in ansia, incapaci di stare senza fare niente, sempre alla ricerca di impegni, che si sentono cronicamente insoddisfatti se non hanno l’agenda straripante di cose da fare. Per carità, non intendo dare giudizi, non è nelle mie corde, ma quando sento di mamme che si sentono quasi obbligate a mandare i figli nelle scuole migliori del circondario, ammetto senza pudore che io scelgo sempre la scuola più vicina a casa perché mi causa meno disturbo accompagnarli e andarli a riprendere. Non che non mi interessi l’istruzione dei miei figli, al contrario, ma sono convinta che al giorno d’oggi non conta tanto la scuola, ma la persona che ti trovi davanti, se sia un’insegnante meraviglioso (anche in un istituto scolastico fatiscente), o -passatemi il termine- “un ratto” (senza offese per la categoria). La relazione viene prima, sempre!

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