ABBUFFATE: COME EVITARLE
Forse molti, o almeno alcuni di voi, che staranno leggendo questo post spereranno di trovare una ricetta riguardo a come evitare le abbuffate. Mi spiace deludervi, ma non potrete trovarla…Certo, potrei suggerirvi banali strategie del tipo: ascoltate musica, uscite a fare una passeggiata, telefonate ad un amico, fatevi una doccia, leggete un bel libro, eccetera, ma voi ben sapete che non è quello il punto! Non si tratta di trovare degli stratagemmi che vi tengano lontani dal cibo e dalla voglia (o forse sarebbe meglio dire dalla brama ossessiva) di mangiare, non è questione di volontà, altrimenti sarebbe così facile…perché sapete che vi sta star male, perlomeno male psicologicamente, “sfondarvi” di cibo, allora se fosse in vostro controllo razionale l’evitare le abbuffate, non sarebbe nemmeno un problema, una cosa che vi crea così disagio. Basterebbe dire: “Da domani basta, perché devo farmi del male? (per una cosa che non mi fa star bene, se non per un momento ristretto)”. Invece è una cosa più forte di voi, del vostro controllo e della vostra razionalità. Allora che fare? È necessario lavorare e riflettere sui risvolti emotivi nascosti dietro al cibo: se la questione fosse semplicemente “oggi mi mangio un pacco di biscotti”, il giorno dopo vi “rimettereste in riga” e stop, riprendendo un’alimentazione più equilibrata e senza eccessi che vi fanno star male. Invece non ci riuscite, spesso vi sentite in colpa per quanto esagerato e allora invece di smettere continuate sulla ‘cattiva strada’. Ma a cosa vi serve? Quale scopo ha? È fondamentale imparare a uscire da questo loop e lavorare, attraverso un percorso psicologico, per farlo e interrompere i circoli viziosi. Insieme si potrà riflettere sul perché diavolo ho bisogno di mangiarmi un pacco di biscotti/un vasetto di nutella? Cosa mi danno le abbuffate in termini di beneficio psicologico?
Spesso, nelle persone che soffrono di binge eating disorder vedo e riscontro dei meccanismi assolutamente simili, che sicuramente avranno motivazioni diverse, ma che sono comunque presenti e che rendono difficoltoso uscire dal problema abbuffate. Il primo nodo cruciale è “tutto bianco o tutto nero”: a chi non capita a volte di esagerare col cibo e magari poi pentirsene visto il mal di stomaco o la difficoltà a digerire? Ok, questo inconveniente fa prestare più attenzione la volta successiva e per qualche giorno si sta attenti a cosa si mangia, ad alimentarsi bene. Invece, con un problema di alimentazione compulsiva, esagerare apre la strada ad una caduta libera, ormai ho sforato oggi, domani faccio lo stesso, visto che sono una stupida ingorda…e così via per giorni e giorni, finché non scatta un allarme e allora si ricomincia a mangiar bene ed equilibrato. Perché quando si “sgarra” si ha bisogno del “troppo sgarro”? È importante riflettere su questo e capire il motivo per cui non si riescono ad accettare sfumature di grigio. A questo si lega il secondo nodo cruciale che è il desiderio di autosabotaggio, un desiderio inconscio di punirsi, farsi male, castigarsi, non permettersi di stare bene, e allora ben vengano le abbuffate e i lunghi giorni bui, in cui manca il controllo sull’alimentazione e pur sapendo che così facendo si sta male, si continua imperterriti a torturarsi. Sarà importante domandarsi, durante un percorso di aiuto: perché in alcuni periodi non riesco a volermi bene e faccio cose che razionalmente so che non vanno nella direzione del mio benessere? Quale vantaggio secondario ne traggo? Da cosa mi difendo o proteggo? Cosa tengo lontano?
Come vedete, non vi ho dato metodi infallibili per evitare le abbuffate, ma sicuramente spunti di riflessione per poterne uscire, insieme.
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