COPPIA: 1+1=3
Durante il suo viaggio la coppia attraversa dimensioni diverse: in alcuni momenti trova sicurezza e comprensione profonda nell’incontro fusionale, in altri sperimenta la separatezza e la distanza realizzando un bisogno di differenziazione; in altri ancora si apre alla generatività della relazione, quando è capace di diventare luogo d’incontro non “mio”, non “tuo”, ma “nostro”, terra di nessuno, alla scoperta della creatività e della fertilità dell’amore, luogo dove si concepisce un progetto, un’idea, qualcosa che è “terzo” e che supera entrambe le individualità. Lo stare con l’altro, nelle sue diverse dimensioni, può però essere un raccontarsi, corteggiarsi, confrontarsi e farsi conoscere al fine di condurre l’altro nella propria terra, plasmarlo e ridurlo a sé, o farsi sedurre e a lasciarsi condurre nella sua terra. Può cioè essere dominato dal bisogno di possesso di uno sull’altro e, in questo caso, come esseri individuati e differenziati i partner avranno cessato di esistere. Nonostante questo tipo di rapporto possa avere in fondo una gioia e una gratificazione particolare, in realtà ci si travia, ci si tradisce reciprocamente, si rischia di vivere la vita nella terra di un altro o di costringere l’altro a vivere nella propria, trasformando la coppia in luogo mortificante e sterile. Nonostante l’oggettiva nascita di progetti o figli reali, vi sono relazioni in realtà sterili dal punto di vista psicologico, in cui persino i figli o i progetti sono usati per il mantenimento di un equilibrio statico: fanno parte cioè di un inconsapevole progetto utilitaristico teso a confermare i partner. Mentre la fertilità autentica della coppia si esprime appieno unicamente quando i due sono in grado di aprirsi alla dimensione di incertezza, concedendosi una libertà di trasformazione che apra alla dimensione del mistero proprio e altrui. I partner possono realmente aprirsi all’avventura della fertilità solo se sono capaci di avventurarsi nella terra di nessuno, regalandosi la possibilità di cambiare. Nella terra di nessuno è bandita ogni appropriazione e tentativo di possesso, è una terra di mistero in cui avvengono miracoli ed è quasi impossibile accedervi all’inizio del viaggio, perché è un luogo che apre i suoi orizzonti quando l’essere umano diventa capace di rinunciare a se stesso serenamente, pur essendoci con tutto se stesso, condizione che egli apprende pazientemente proprio nel rapporto con l’altro. È quindi una terra rischiosa che apre all’ignoto e per arrivarci bisogna proprio volerlo, allenandosi fin dall’inizio a intuirne la bellezza.
La coppia dunque, nelle sue dimensioni di coesione, di differenziazione e di generatività, è il primo e fondamentale altro da sé che i partner costruiscono. Non è la somma dei due, ma il loro primo figlio, concepito dal loro incontro e in quanto tale, portatore di bisogni e potenzialità inaspettate, che per fiorire necessita di cure, nutrimento, e qualche sana frustrazione e delusione, come ogni figlio. Spesso si pensa che muoversi per il bene della coppia significhi investire le proprie energie ad accudire l’altro o pretendere di essere accuditi, in realtà ciò che è indispensabile è la cura del legame che, per crescere ha bisogno di essere accompagnato ad attraversare le diverse fasi della sua crescita, con dedizione e pazienza, nella consapevolezza che necessiterà di accudimento per tutta la vita, perché luogo privilegiato della salute di tutta la famiglia. Nelle prime fasi della sua crescita il noi necessita di essere particolarmente accudito nel processo di separazione dalle famiglie di origine, nella inevitabile conflittualità, nelle fatiche della delusione, un po’ come se i due partner dovessero imparare a diventare genitori di questo loro primo figlio; un figlio, il solo, che non li lascerà mai e dalla cui salute dipenderà la salute di tutti i membri della famiglia.
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