OBESITÀ E BINGE EATING
Si distingue in obesità da iperfagia e alimentazione incontrollata o compulsiva. Non comprende gli stati di obesità dovuti a sistematico abuso alimentare (golosità, errate abitudini alimentari, ecc.) o a disturbi metabolici o endocrinologici, ma si occupa dell’abuso alimentare ad origine nervosa.
L’obesità da iperfagia è contrassegnata da una costante e continua richiesta psichica di cibo (alimentazione per sedare il nervosismo o il “senso di vuoto”), accompagnata da sensi di colpa e di inadeguatezza interiore e sociale. Il quadro semeiotico presenta inoltre: aumento, almeno del 20%, del peso originale (peso standard), episodi ricorrenti di eccessi alimentari o abbuffate, alimentazione selettiva, tentativi ripetuti ed infruttuosi di perdere peso tramite diete severe e restrittive (sindrome yo-yo).
L’alimentazione incontrollata o compulsiva, BINGE EATING DISORDER, si distingue dalla bulimia nervosa per la mancanza di modalità compensative e/o eliminatorie e si conclama in: ricorrenti abbuffate, mangiare più rapidamente del normale, mangiare fino a sentirsi spiacevolmente sazi, mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati. Altra caratteristica è la sensazione di perdita del controllo sull’assunzione di cibo durante l’episodio, il mangiare da soli per l’imbarazzo di quanto si sta facendo, il sentirsi disgustati di sè stessi o molto in colpa dopo le abbuffate.
Come si può tradurre in italiano l’espressione inglese binge eating? Binge eating vuol dire, letteralmente, indulgere troppo nel mangiare, concedersi di mangiare troppo. Ma la caratteristica più importante, il denominatore comune di tutti gli attacchi che raccogliamo sotto questa etichetta, non è tanto l’eccesso quanto il vissuto di perdita di controllo: la sensazione dolorosa di fare qualcosa che non si vorrebbe fare ma che non si riesce ad evitare, il godimento e la pena legati al fatto di cedere ad una sollecitazione oscura e irresistibile alla quale si vorrebbe invece far fronte. Questo vale tanto per una ragazza scheletrica che soffre di anoressia nervosa e descrive come binge eating il cedere alla tentazione di qualche biscotto (abbuffata soggettiva), quanto per una persona con un peso normale o sovrappeso che divora senza riuscire a fermarsi quantità impressionanti di cibo in miscugli caotici (abbuffata oggettiva).
Se uno si abbuffa “solo una volta ogni tanto”, significa che non deve preoccuparsi? A quale frequenza le abbuffate compulsive diventano un problema? E’ il numero – ogni quanto uno si abbuffa, per quanto tempo, in che arco di tempo, quante calorie consuma – che determina la gravità di un problema? O il fattore guida dovrebbe essere piuttosto quanto questo problema influenza la vita di tutti i giorni?
Per valutare la presenza di binge eating, compilare il questionario al seguente link:
Chi si abbuffa dice di provare delle sensazioni immediate positive, anche se temporanee. Per esempio prova un senso di sollievo. Sono scomparse le sensazioni di fame e privazione, e forse sono state rimosse le sensazioni spiacevoli, quali depressione e ansia, che hanno fatto scattare l’abbuffata. Ma questi effetti positivi vengono presto sostituiti da vergogna, disgusto, colpa; le persone si sentono disperate perchè incapaci di controllare l’assunzione di cibo. E’ frequente anche l’ansia, quando sopraggiungono le paure dell’aumento di peso. Sono particolarmente frequenti la stanchezza e il mal di stomaco.