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CIBO COME DIPENDENZA

CIBO COME DIPENDENZA

Il cibo come forma di dipendenza?

Le cause che portano alla dipendenza sono molteplici. Può essere una reazione che scaturisce dall’insicurezza, da scarsa fiducia in sé stessi, da un bisogno di affetto e dalla ricerca di una propria identità. L’abuso di alcol, droghe, cibo… può essere interpretato come la ricerca di una soluzione di fronte ad un disagio, una forma di fuga, un rifiuto e una protesta silenziosa, ma è anche un segno di rassegnazione e di adattamento. Se non conosco i miei bisogni, se mi sento inadeguato e non ho prospettive andrò in cerca di una soluzione per affrontare il mio malessere. Alcune “soluzioni” per combattere il disagio possono essere l’alcol, il bere per dimenticare, le sostanze stupefacenti, i medicinali (per esempio i tranquillanti), l’alienazione davanti al televisore oppure anche il cibo, inteso sia come eccesso che come rinuncia. Sono tutte cose che danno una soddisfazione immediata, distraggono, danno un sollievo momentaneo senza però riuscire a dare una risposta adeguata ai nostri veri bisogni. La soddisfazione che possono dare determinati surrogati dura poco, anzi il loro effetto dà assuefazione e porta all’abuso. Così può nascere una dipendenza.

Come si arriva alla dipendenza? Il modello del pianoforte – Dalla melodia alla monotonia. Esistono vari metodi per superare una crisi. Ad esempio i 10 tasti del pianoforte rappresentano delle risorse per affrontare una crisi. Se ad esempio mi sento giù di corda, posso decidere di rilassarmi davanti al televisore, uscire di casa per fare dello sport, telefonare agli amici per andare a ballare, bere una birra, fare una bella chiacchierata con una persona di fiducia, aprire il frigorifero e mangiare tutto quello che offre di buono, oppure non mangiare. Se come strategie per affrontare una crisi ho a disposizione tanti tasti e ne schiaccio prima uno poi l’altro e poi un altro ancora sfruttandoli tutti, è difficile che un singolo tasto possa rappresentare un pericolo. Anzi a questo livello tutte le risorse hanno una connotazione positiva. È il livello del piacere.

L’abitudine: ogni comportamento nel tran-tran giornaliero può diventare una abitudine. La routine è una cosa che ognuno di noi conosce e in questo senso non da all’occhio. Bere un bicchiere di vino ad ogni pasto è un’abitudine, lo stesso vale per il caffè preso in fretta la mattina prima di uscire di casa o la televisione che si accende sempre ad una determinata ora. Ogni persona ha delle abitudini che non hanno né una valenza negativa né una valenza positiva, sono abitudini punto e basta. Perché parlare di abitudini allora? Semplice, perché questi automatismi che non rientrano nella sfera del piacere consapevole sono la porta d’ingresso verso un comportamento di dipendenza.

L’abuso: Si entra nel circolo vizioso di una dipendenza se il numero dei tasti che abbiamo a disposizione per superare una crisi e affrontare delle difficoltà si riduce drasticamente. Se si usano sempre gli stessi tasti per affrontare una difficoltà si può parlare di abuso. Ad esempio bere troppi alcolici o fumare troppe sigarette, guardare troppo a lungo la televisione o pensare troppo spesso al peso e alle calorie…Di dipendenza si parla quando è rimasto a disposizione e viene utilizzato solo un tasto per affrontare le difficoltà della vita. Ad esempio: fumare oppure mangiare/non mangiare. Risultato: avendo a disposizione un solo tasto la musica quotidiana diventa terribilmente monotona! E questo causa malessere, disagio e un sintomo problematico e difficile da cancellare…Ma se si intraprende un percorso terapeutico si può recuperare serenità e altre strategie per far fronte alle difficoltà, in tempi brevi se seriamente motivati.

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