DISTURBI ALIMENTARI: LE CAUSE
Come può nascere un disturbo del comportamento alimentare?
Le cause che portano ai disturbi alimentari sono sempre molteplici. Possono ritrovarsi: · nell’ambiente che ci circonda – fattori socio culturali; · nella persona stessa – fattori biologici; · nelle esperienze di vita: difficoltà, conflitti, insoddisfazioni – fattori psicosociali. Questi tre fattori sono strettamente correlati tra di loro e si influenzano a vicenda. Quindi non si può parlare di una singola causa, ma bisogna tenere presente che i fattori implicati nei disturbi alimentari sono diversi e che la loro importanza varia da caso a caso. Le seguenti domande aiutano a capire quali sono i problemi all’origine di un disturbo dell’alimentazione.
Come affronti lo stress e le situazioni che ti provocano ansia? Le persone che si trovano a dovere affrontare una situazione stressante in genere cambiano il proprio comportamento alimentare. Alcuni mangiano di più del solito, altri tendono a mangiare di meno. Sia l’ansia che lo stress quindi si ripercuotono sulla sfera emozionale e sulla salute. Inconsapevolmente spesso ci si abbuffa o si rifiuta il cibo per combattere la tensione e l’ansia. Cosi facendo però le situazioni che provocano tensione non vengono affrontate e il problema non si risolve.
Quanto credi di valere? Le persone che hanno una buona autostima difficilmente sviluppano un disturbo del comportamento alimentare. La maggior parte delle persone che invece soffrono di questi disturbi hanno una scarsa autostima. Molte ragazze e donne credono di venire accettate dagli altri solo se le loro prestazioni nello studio, nello sport, nel lavoro o in altri campi sono eccellenti. Le radici di una scarsa autostima spesso sono da ricercare nell’infanzia. Se i bisogni e i desideri di un bambino o di un adolescente vengono ignorati e la persona viene continuamente svalutata, le risulterà difficile crescere, conquistare l’indipendenza, sviluppare una personalità forte, avere una buona autostima e credere in se stessa.
Assecondi i tuoi bisogni? Ancora oggi da una ragazza ci si aspetta un atteggiamento diverso da quello di un ragazzo. Se per gli uomini è normale mettersi in primo piano e pensare a sé, dalla donna ci si aspetta che sia sempre disponibile ad andare incontro alle esigenze altrui. Questo atteggiamento di sottomissione impedisce a tante donne di riconoscere quali siano i propri bisogni. All’origine di un comportamento remissivo c’è spesso la paura di conseguenze negative. Ad esempio la paura di ferire qualcuno, di perdere l’affetto o di venire respinte. Invece che mostrare le proprie emozioni, i propri desideri e i propri bisogni, tante donne si consolano abbuffandosi. Oppure, come forma di protesta, rifiutano il cibo piuttosto che scaricare la rabbia in altra maniera o cercare sostegno negli affetti. Tutto questo può alterare il comportamento alimentare.
Come ti vedi allo specchio? Tra la nostra autostima e la percezione che abbiamo del nostro corpo e delle nostre capacità c’è una relazione molto forte. Chi ad esempio si vede come una persona in grado di affrontare situazioni difficili, capace di fare valere le proprie ragioni, e allo stesso tempo si ritiene socievole e simpatica, avrà meno difficoltà ad accettare il proprio aspetto. Chi invece pensa di essere inferiore tenderà anche a ritenere inadeguato il proprio aspetto. Ciò significa che proiettiamo sul corpo un problema che sta altrove. La maggior parte delle persone che soffre di un disturbo alimentare si trova brutta e prova un forte disagio nei confronti della propria immagine corporea. L’insoddisfazione permanente nei confronti del proprio corpo non fa altro che rafforzare l’insicurezza, l’ansia e gli stati depressivi.
Come sono i rapporti in famiglia? Nello sviluppo di un disturbo alimentare possono essere determinanti le relazioni familiari. Autostima: a chi, fin da bambino, non viene data la possibilità di fare le proprie esperienze sia positive che negative, risulterà difficile sviluppare una buona autostima. Esprimere i propri bisogni: le persone alle quali non viene permesso mostrare le proprie emozioni nemmeno in famiglia, dovranno trovare altri metodi per esprimere il proprio disagio e per risolvere i conflitti. Un metodo per esprimere il malessere potrebbe essere il rifiuto del cibo o le abbuffate. Riconoscenza e prestazioni: nelle famiglie nelle quali il riconoscimento/la stima/il valore dipendono solamente dalle buone prestazioni i figli tenderanno a pretendere molto da se stessi. Così molte donne che soffrono di un disturbo alimentare pretendono sempre il massimo da sé stesse e vogliono essere sempre impeccabili, anche nell’aspetto. Costruire una propria identità: in determinate circostanze per una figlia o un figlio può essere molto difficile emanciparsi dai genitori e costruire una identità propria. Chi dipende troppo dall’opinione degli altri, chi non vuole in nessun caso deludere i propri genitori perché pensa di essere sempre responsabile del loro benessere oppure chi ha paura di perdere la stima e l’affetto dei genitori perché i propri bisogni e desideri non corrispondono alle loro aspettative, avrà difficoltà a separarsi dai genitori per costruire una identità propria. Un disturbo alimentare in questo caso può essere il tentativo di prendere le distanze.
Un percorso terapeutico aiuta a riflettere su queste domande per trovare insieme una risposta e superare il sintomo che si è venuto a creare come soluzione per le proprie aree problematiche.
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