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OSSESSIONI E CIBO

OSSESSIONI E CIBO

Nei disturbi alimentari l’ossessione verso il cibo diventa potente e invasiva. Le persone che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare per molto tempo rimangono anche incapaci di vederlo questo sintomo nei confronti del cibo, tanto forte a persino utile a volte risulta l’ossessione. La caratteristica principale dell’ossessione è di rendere “schiavi”: nel pensiero libero siamo noi a decidere le condizioni di ciò che pensiamo, nell’ossessione è lei che pensa per noi. Questo è ciò che fa uscire una persona alle ore più impossibili o sotto il sole cocente per fare chilometri a piedi o di corsa o che fa andare avanti mangiando una zucchina bollita e una mela al giorno o al contrario fa uscire in cerca di supermercati da svuotare o frigoriferi da saccheggiare. L’ossessione diventa padrona dei pensieri e più è potente meno sono potenti le persone di loro stessi e delle loro azioni; questo significa che non riescono a opporsi, non che non vogliono, non possono, è un’impotenza meno evidente di quella fisica (essere per esempio in carrozzella) ma non per questo meno invalidante.

Una falsa condizione che ruota intorno ad un disturbo alimentare è quella per cui “lo vogliono loro, ad un certo punto della loro vita, volevano avere un corpo perfetto e si sono ossessionati sul peso e sul cibo”. Il problema è che il soggetto in preda ad un’ossessione è incapace di volere, di scegliere, anzi viene scelto, viene “catturato” dal problema e dal cibo, dall’abbuffata, quindi è non solo sbagliato, ma addirittura dannoso, rimproverarlo (e rimproverarsi) dicendo che sono loro a volerlo, che mancano semplicemente di volontà. Tutto questo oltre a far sentire impotenti non farà che aumentare il senso di colpa che, vissuto anche come profondo senso di inadeguatezza, rappresenta uno degli elementi fondativi di tale disturbo ed è pertanto importante non offrire mai elementi che possano contribuire a rinforzarlo.

Porto l’esempio della casa che va a fuoco: se una casa va a fuoco e io vedo sia la porta per uscire che la finestra aperta su di un baratro per salvarmi ma scelgo la finestra, allora sì ho deciso di farmi male; se invece vedo solo la finestra, la mia non è una scelta, esistendo un solo termine non ho scelto se non ciò che ero obbligato a scegliere. Questo è ciò che vi accade: non avete scelto il problema alimentare, non avevate in quel momento altra via di uscita, almeno avete pensato, creduto che l’unica maniera per tollerare un’ansia, un’angoscia intollerabile, fosse entrare nel mondo dell’ossessione e del cibo. L’ossessione è una gabbia, un muro messo contro il mondo, tuttavia proprio per questo è anche qualcosa che protegge. Chi crede di poter tenere in pugno la sua forza di volontà, deve invece accettare che nel suo intimo ci sono zone che non cadono sotto il dominio della propria volontà. Chi è convinto di poter liberarsi da solo dall’ossessione per il cibo, si sbaglia, è necessario un aiuto per ascoltare le proprie zone d’ombra e riconciliarsi con esse, dando loro un’altra destinazione (Fonte: Ass. Mi Fido di Te).

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