VERGOGNA E DISTURBI ALIMENTARI
Nei disturbi alimentari il sentimento della vergogna è un tema centrale. Quando si hanno abbuffate, è esperienza comune mangiare di nascosto e velocemente, vivendo sentimenti di vergogna per il proprio comportamento alimentare e per se stessi e ansia per l’eventualità di essere scoperti. Si tratta di emozioni spiacevoli, che caratterizzano un comportamento alimentare non salutare, né normale. Per far fronte a questo tipo di sentimenti, il primo passo da fare è riconoscere che ciò che tentiamo di nascondere è la nostra convinzione di non essere abbastanza. A partire da questa consapevolezza, si possono affrontare pensieri ed emozioni che ruotano intorno a questa convinzione centrale e che ricadono sul comportamento alimentare. E’ necessario anche diventare consapevole dei pensieri ripetitivi: nei momenti di difficoltà, è esperienza comune avere dei pensieri ripetitivi nella testa, che riguardano dubbi su di sé, sul proprio valore personale e sulle proprie capacità. Alcuni esempi sono: “Sono un caso disperato”, “Sono inadeguata”, “Sono un fallimento”, “Sono sola”, “Non ce la farò mai”, “Sono mediocre”. Alcune volte la vergogna si manifesta come una critica interiore, altre volte come un giudice richiedente, per il quale tutto ciò che si fa non è mai abbastanza.
Dopo esserne diventati consapevoli, come possiamo lavorare con la vergogna e divenire più forti? Il primo passo è sicuramente quello di impedire alla vergogna di crescere ulteriormente. I taboo e i segreti, il silenzio ed il giudizio sono tutte cose che alimentano la vergogna e la fanno crescere in maniera esponenziale. Rompere il silenzio e sfidare i pensieri-taboo sul cibo e l’alimentazione costituiscono una parte essenziale del processo. Spesso basta chiedere aiuto e parlare con un terapeuta per diminuire il problema. Poi è necessario accettare il disagio emotivo e permettergli di dimorare nel presente, sospendendo il giudizio. Esporre le proprie storie “segrete” richiede coraggio, mentre tenerle nascoste ci permette di non fare i conti con quello scomodo disagio emotivo e con la paura di essere giudicati, con la conseguenza però che i comportamenti non funzionali non cesseranno. Bisogna imparare a trattarsi con compassione e gentilezza. Cambiare il proprio dialogo interno, come se stessimo parlando a qualcuno che amiamo, come un figlio o un compagno, ci permetterà di utilizzare un atteggiamento diverso con noi stessi. Cosa ti direbbe un amico che ti vuole bene in questo momento? Il dialogo interno ha il potere di far crescere in noi emozioni di angoscia e vergogna, quando critico e negativo, e di compassione e serenità, quando è gentile e compassionevole. Non è semplice attuare questi passi da soli, è opportuno chiedere aiuto ad uno specialista.
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