LA DISPERCEZIONE CORPOREA
La dispercezione corporea è una distorsione percettiva che conduce le persone ad avere una visione alterata (per dimensioni e sensazioni somatiche) del proprio corpo rispetto a come questo è nella realtà. E’ presente nell’anoressia nervosa e nella bulimia, e a volte anche nel disturbo da alimentazione incontrollata.
E’ uno dei primi sintomi a comparire e l’ultimo a scomparire, e costituisce uno dei nuclei più dolorosi e resistenti alle terapie.
L’immagine del proprio corpo è la rappresentazione interna che ciascun individuo crea della propria apparenza esterna, è il modo in cui il nostro corpo appare a noi stessi. Si fonda su cognizioni affettive, cognitive e sociali.
Guardandosi allo specchio, la persona che presenta questa difficoltà non riesce a vedere un’immagine veritiera di sé, ma piuttosto una forma corporea inaccettabile che occorre necessariamente modificare e che produce molta sofferenza. La dispercezione scatena infatti una fortissima ostilità verso il proprio corpo, un senso di vergogna, quasi un vedersi deformi. I modello culturali del nostro tempo creano sicuramente un terreno fertile per l’insorgenza di questo sintomo: è infatti diffusa una grande insoddisfazione corporea che accompagna principalmente la fascia degli adolescenti, ma anche altre fasce d’età, dall’infanzia all’età adulta.
La dispercezione corporea è generalmente legata all’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare, si tratta di una alterazione neurofisiologica (fortunatamente reversibile) oggi ampiamente documentata dalle tecniche di brain imaging, che evidenziano come alcune aree cerebrali deputate alla percezione visiva non siano più funzionanti e attivabili durante il periodo conclamato della patologia alimentare. E’ come se per un certo periodo il cervello diventasse “cieco” per quanto riguarda la percezione della propria immagine corporea.
Ricerche scientifiche hanno mostrato come la malnutrizione prolungata possa aggravare questa alterazione. Ciò significa che, paradossalmente, più il peso scende e più la dispercezione aumenta e la persona ha un’immagine di sé sempre più alterata. D’altra parte il corpo è lo scenario affollato di moltissime emozioni, una sorta di teatro delle emozioni dall’alfabeto misterioso. Non c’è nulla di così intimo ed estraneo a noi stessi più dell’immagine riflessa.
L’idea di dover migliorare il proprio per potersi accettare ed essere accettati, i canoni estetici presenti a livello societario, nonché le richieste mediatiche più o meno esplicite sull’importanza di rispettare canoni fisici irrinunciabili per potersi definire soddisfatti del proprio aspetto: tutti questi elementi possono portare a ritenere che curare l’alimentazione in modo più attento possa portare a modellare e migliorare il proprio corpo. Il problema non è la cura dell’alimentazione, ma l’eccessiva polarizzazione del pensiero sul cibo, che orienta l’individuo a compiere scelte alimentari rigide, escludendo molte classi di alimenti, e diventa un fattore di rischio per l’ingresso in una patologia alimentare (Fonte: Laura Dalla Ragione).
Si può lavorare nello specifico sull’immagine corporea con divere tecniche molto efficaci: una di queste è la terapia dello specchio, un’integrazione tra l’approccio cognitivo e la mindfulness che consiste in un’esposizione alla propria immagine allo specchio, attraverso un protocollo preciso (che propongo presso il mio studio). Molto utili sono anche le tecniche sportive che lavorano sull’armonia corpo-mente, come la Pole Dance.
Se desideri lavorare sulla percezione della tua immagine o pensi di avere una difficoltà in tale ambito, scrivi per prendere un appuntamento a info@spazioaiuto.it o al 3389383650