Spazio Blog

ANORESSIA:COSA C’E’ SOTTO?

ANORESSIA:COSA C’E’ SOTTO?

Possiamo paragonare l’anoressia ad un iceberg, dove il sintomo del rifiuto del cibo è solo la punta visibile che emerge dalla superficie dell’acqua.

Ma cosa c’è SOTTO LA PUNTA DELL’ ICEBERG?

Immaginiamo una ragazza di 15 anni, tratti delicati, sguardo intenso posato su una tristezza di fondo. Da un anno e mezzo è prigioniera del sintomo anoressico.
Riconosce in parte la sua prigionia, perché il sintomo ha ancora la funzione, e l’effetto, di farla sentire forte. Senz’altro più forte di prima.

Una parte di lei, tuttavia, segnala la fatica della prigionia, fatta di minuziosi calcoli delle calorie, ansie sul peso, rituali rigorosi per tenere tutto sotto controllo, difficoltà di concentrazione nello studio, fame ignorata.

È con questa parte, affaticata, che facciamo un patto nella terapia: cercare di capire cosa ha involontariamente reso necessario tutto questo. Un passo alla volta.

Immaginiamo l’iceberg, suggestiva metafora del sintomo alimentare (e non solo di quello).
La ragazza con il sintomo anoressico potrebbe suggerire cosa mettere nella zona sottostante:
– non mi sono accettata fisicamente
– mi sentivo inadeguata
– ero sottomessa agli altri, non reagivo e mi facevo mettere i piedi in testa
– alcune amiche mi deridevano
Solo per fare qualche esempio, molte altre cose verranno fuori.

Attraverso un percorso psicologico si farà un viaggio verso la consapevolezza del disagio sottostante, verso la motivazione al cambiamento, verso la scoperta di una nuova via per sentirsi meglio, per fiorire.

Alla ricerca del significato del sintomo anoressico e del suo disagio sottostante, troviamo spesso un regime dittatoriale della PARTE MALATA: tiene in ostaggio, controlla, è rigida ed esigente. E anche un po’ manipolatrice.

Ma quale può essere la sua funzione? Perché è arrivata sulla scena?
Spesso vuole proteggere dalle cose che la ragazza non riesce a gestire, come la reazione degli altri, gli inconvenienti, il giudizio, l’imperfezione.

A chi è rivolta questa protezione? Alla PARTE FRAGILE: insicura, con pochissima autostima, che si mette sempre in discussione, piccola e debole.
È una parte che non piace, si preferisce il regime dittatoriale della parte malata, che almeno fa sentire forte, anche se spesso è faticosa e dura.

Nel percorso terapeutico si prova a far dialogare queste parti e lavorare, con pazienza, per cambiare il loro copione.
Non c’è un modo soltanto per affrontare le difficoltà e per sentirsi più forti, più stabili. Per sentirsi bene con se stessi. Vogliamo cercarne altri? (Fonte: Laura Fino)

Per iniziare un percorso psicologico, scrivi a info@spazioaiuto.it