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ABBUFFATE: CHE FARE

ABBUFFATE: CHE FARE

“Aiuto, mi sono abbuffata!”, “Che cosa scatena un’abbuffata?”, “Abbuffate di biscotti dopo cena, cosa fare?”: queste sono alcune delle domande che spesso chi soffre di binge eating disorder -o disturbo da alimentazione incontrollata- si fa tra il preoccupato e il disperato. Si vorrebbe sapere la causa, il motivo che spinge a riempirsi, quasi fino a scoppiare, ad alimentarsi in modo compulsivo senza che ci sia un movente dietro, come la fame, o il desiderio di qualcosa di buono, ma solo il gusto e la spinta irrefrenabile a mangiare, smodatamente e senza controllo. Il perché? Come in tutte le problematiche psicologiche, non è possibile né tanto meno utile trovare un’unica e univalente motivazione, quasi un meccanismo di causa-effetto. Ci sono tanti piccoli motivi, problemi, disagi, ansie e preoccupazioni che sottostanno al disturbo alimentare. Spesso non ci si rende conto che sia un vero problema, finché non diventa una questione di peso, finché la bilancia o i vestiti segnalano che si sta mettendo su qualche chilo. Allora si corre ai ripari, dicendosi che da domani non si cederà più alla tentazione di esagerare, ma purtroppo se il meccanismo psichico dell’abbuffata si è innescato, è veramente difficile smettere da un giorno all’altro. Il cibo è diventato un alleato per dimenticare ciò che non va, per anestetizzarsi, quasi una medicina che permette di affrontare le fatiche e le difficoltà della giornata. “Oggi è stata una giornata pesante? Bhè, stasera mia abbuffo e passa tutto. Ieri ho litigato con il mio fidanzato? Mangio e dimentico tutto. Il lavoro non mi soddisfa nè realizza? Mi riempio di cibo e per un attimo mi sento meglio…”. Non che questi siano pensieri coscienti e consapevoli, quasi sempre i meccanismi che stanno dietro e dentro al binge eating sono inconsapevoli e lontani da una comprensione razionale, se no sarebbe così facile interrompere quel circolo vizioso, che piano piano inizia a creare disagio, senso di colpa, pentimenti quotidiani o quasi. Gli “ingranaggi” e i “giochi mentali” che si nascondono sotto al disturbo da alimentazione incontrollata sono spesso difficili da cogliere e capire, subdoli e piccoli, è quasi impossibile risolvere la questione senza un aiuto esterno, anche breve, ma che permetta di fermarsi a riflettere sul malfunzionamento di una funzione come quella nutritiva, che a prima vista appare così semplice e normale. Incontrare una prospettiva esterna che agevoli nella comprensione di quali siano le tante, diverse, minime problematiche e angosce che spingono a riversarsi sul cibo può essere la giusta e più facile maniera per interrompere il loop del disturbo alimentare, e trovare altri modi per riscoprire un benessere di qualche tipo.

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