ALIMENTAZIONE E QUARANTENA
La quarantena ci costringe a fare i conti con alcune privazioni e difficoltà: la solitudine di chi vive da solo, lo stretto contatto con la propria intimità, la costrizione a convivere con persone con cui ci sono conflittualità, la rinuncia ad attività ricreative (senza gratificazione e piacere derivante da esse), la riduzione di esercizio fisico e movimento (riusciamo ad allenarci di più avendo tempo o ci spegniamo?), la limitazione di esposizione alla luce naturale, l’impegno di avere i figli sempre a casa, l’insicurezza economica, la riduzione del contatto fisico non virtuale (il tatto è un senso potente per la nostra umanità).
In queste situazioni di difficoltà, a causa di una disregolazione emotiva causata dal contesto, il cibo può assumere il ruolo di punchball o di autoconsolazione, in entrambi i casi disfunzionale. Si possono scaricare le tensioni sul cibo oppure si possono lenire le emozioni negative.
Ovviamente i comportamenti disfunzionali hanno dei vantaggi secondari: in primo luogo è più facile lottare col cibo che con un nemico invisibile e non controllabile (ad esempio spendere le proprie risorse mentali su controllo calorie, dispendio calorico, controllo peso, attività fisica, rigido controllo alimentazione…). Però gli svantaggi sono tanti: peggioramento di una conflittualità col cibo latente e aumento delle ossessioni, aumento del peso, dove le difficoltà che magari giacevano sepolte nel rapporto col cibo vengono a galla.
Avere tanto tempo può aiutare a vivere il cibo in maniera mindful, preparandosi il cibo con cura e scegliendo cosa mangiare in maniera consapevole (dovendo anche fare la spesa una volta a settimana), consumandolo con più calma rispetto ai soliti ritmi frenetici.
Vivere nel momento presente, con attenzione e in maniera non giudicante, è spesso difficile: frequentemente viviamo in maniera rimuginatoria ripensando alle cose trascorse oppure anticipiamo con ansia il futuro, o ancora non siamo in contatto col presente perché giudichiamo in maniera sfavorevole l’esperienza.
La Mindful Eating aiuta a riportare la mente continuamente all’esperienza presente, in particolare all’oggetto lì presente, cioè al cibo prescelto. Così possiamo essere padroni del nostro flusso di pensieri e vivere col cibo un rapporto meno conflittuale, sganciandoci da un’emotività negativa legata ad esso.
Se portiamo la nostra consapevolezza al cibo, possiamo diventare consapevoli non solo delle qualità sensoriali legate al cibo, ma anche dei nostri segnali fisiologici (di fame e sazietà) e dei nostri stati mentali ed emotivi legati al cibo o meno.
Non esiste un modo giusto o sbagliato di mangiare, ma diversi gradi di consapevolezza che circondano la nostra esperienza col cibo. La Mindful Eating aiuta a riconquistare la consapevolezza legata al cibo, godendoci l’esperienza nutritiva e piacevole derivante da esso, evitando i pensieri disfunzionali, negativi e giudicanti -in questo periodo ancor più ricorrenti magari- che circondano la nostra alimentazione o il nostro modo di mangiare.