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ANORESSIA E BULIMIA

ANORESSIA E BULIMIA

Un punto di partenza per l’interpretazione dei disturbi del comportamento alimentare, particolarmente dell’anoressia e della bulimia, è l’osservazione delle loro caratteristiche cognitivo-comportamentali. Il sistema di comportamento di tutti noi sarebbe guidato dal modo in cui ci rappresentiamo la realtà. Essa non sarebbe percepita alla stessa maniera da tutti; noi divergiamo nel modo in cui percepiamo una stessa situazione, nel modo in cui la elaboriamo e le diamo un senso, nel modo in cui anticipiamo gli effetti del nostro comportamento e di quello degli altri. Questa differente percezione della realtà viene definita stile rappresentativo. Esso conserverebbe una certa stabilità interna, ovvero sarebbe poco o per nulla influenzabile dalle situazioni ambientali esterne, anche gli eventi non previsti verrebbero assorbiti ed elaborati in maniera tale da non essere dissonanti con la propria visione. Altra caratteristica dello stile rappresentativo sarebbe una certa uniformità evolutiva nel corso degli anni. A regolare tutte le informazioni che ci provengono dall’ambiente e a integrarle in maniera coerente con il nostro stile rappresentativo provvederebbero le regole o convinzioni, per affrontare situazioni nuove. Nell’anoressia, ad esempio, le convinzioni sono legate prevalentemente al proprio aspetto fisico che percepiscono in genere come negativo. Altra convinzione importante è quella relativa al non esporsi mai, non mostrare i propri sentimenti. Altre regole e convinzioni sono:

  • “Solo se sono perfetta, anche da un punto di vista fisico, posso essere accettata da chi mi sta intorno, posso essere una persona degna di attenzione”. Comprensibilmente, non è possibile per nessuno essere perfetto in tutto, ecco allora che una pretesa così rigida e impossibile ha per l’anoressica un effetto boomerang: la mancanza della perfezione alimenta ancora di più un giudizio estremamente negativo su di sé.
  • “Per me è obbligatorio raggiungere determinate mete nello studio e nell’aspetto fisico“. Inevitabilmente una tale obbligatorietà ha in effetto opposto: la sensazione di essere chiusa in una gabbia di doveri genera solo angoscia.
  • I risultati devono essere raggiunti nella loro totalità. Questa è una delle regole più radicali che si ispira alla “legge del tutto o nulla”. Ad esempio, la dieta che l’anoressica si autoimpone dev’essere anch’essa rispettata fino in fondo, la restrizione alimentare dev’essere rigida e totale, altrimenti sarebbe un fallimento.

Spesso la causa dei disturbi psicologici, come quelli alimentari di anoressia e bulimia, dev’essere ricercata nelle convinzioni irrazionali della persona. Per conoscere i propri schemi di pensiero, è necessario osservare gli antecedenti (esterni, cosa gli altri fanno e dicono, o interni, rabbia, ansia, eccetera), poi i processi di pensiero (immagini e dialogo interno: vedersi grassa, se sono grassa sono indegna di attenzione e amore), e infine le convinzioni che li sostengono (la magrezza è il requisito indispensabile per essere amata e stare bene) e conducono al comportamento disturbato. Purtroppo è spesso difficile rilevare e comprendere da soli il proprio funzionamento interno, per questo è necessario e utile un aiuto terapeutico per cogliere e riconoscere gli eventi che scatenano un malessere, il proprio dialogo interno e per arrivare a modificare le personali convinzioni, che all’interno di un sintomo come anoressia e bulimia, fanno star male.

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