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BAMBINI E CIBO

BAMBINI E CIBO

Nutrire è un atto semplice, ma allo stesso tempo di una grande complessità: in esso cibo e amore si fondono e confondono. L’atto nutritivo è un veicolo non solo di sostanze alimentari, ma anche di messaggi importanti che riguardano la dimensione affettivo-relazionale tra mamma e bambino. Ciò fa sì che l’alimentazione sia di fatto un ambito cruciale per la crescita psicofisica del bambino e rappresenti un importante luogo di espressione del benessere/malessere del bambino stesso. È bene che chi nutre il piccolo mantenga il più possibile un atteggiamento di serenità ed equilibrio. Aver fiducia nelle capacità di autoregolazione del bambino può essere una guida preziosa: lo stimolo della fame è un istinto potente e vitale, così come è protettivo e benefico il senso di sazietà. Eppure oggi si assiste ad un incremento di sovrappeso nei bambini, perché? Innanzitutto, oggi come nel dopoguerra, è diffusa la concezione che “se stai bene devi mangiare, chi mangia poco non sta bene”. Ecco allora che al primo decremento di appetito del bambino, il più delle volte assolutamente normale e che magari sta soltanto attraversando una fase, mamme e (soprattutto) nonne, vadano in allarme e si preoccupano, “il mio piccolo non mangia”. E i bambini, confusi circa i loro reali bisogni, e convinti di far bene se soddisfano i desideri dei grandi, si piegano a venire rimpinzati come tacchini. Personalmente credo che i vostri figli vi ringrazieranno se manterranno un peso sano, ciò non significa mettere a dieta i bambini, ma educare ad un’alimentazione sana e variata. Molte pazienti che seguo per problemi di obesità portano con sé (magari non in maniera esplicita, ma di sicuro interna) una forte dose di rabbia verso le madri che non le hanno fermate in tempo. Perché perdere peso quando ormai si è superata la soglia è molto difficile, invece è importante mantenere un corretto rapporto col cibo per non ritrovarsi con chili in eccesso e rabbia verso le figure dei caregivers. Certo, capita a tutti di offrire caramelle ai bambini per consolarli o dolcetti per farli felici, ma questo non deve sostituire la reale e tangibile relazione con le figure di riferimento. Forse conoscerete l’esperimento di Harlow con le scimmie reshus: i piccoli macachi chiusi in una gabbia disponevano di due sostituti materni, uno era un peluche di morbida stoffa, l’altro era una specie di sagoma di metallo fornita di biberon alla quale le scimmiette affamate potevano attaccarsi per succhiare il latte. Le scimmiette trascorrevano la maggior parte del tempo attaccate al pupazzo di stoffa anche se privo di cibo e andavano dalla sagoma di metallo solo per poppare. Quando date da mangiare ai vostri figli riflettete sempre su quale modello state seguendo, certo senza cadere negli estremismi opposti di quelle madri che non fanno toccare cioccolato ai bambini perché fa male e propongono finocchi e carote a merenda. Non sono una veggente, ma chissà forse queste creature, tanto quanto quelle figlie di madri ingozzatrici, finiranno un giorno ad avere qualche problemuccio con l’alimentazione. O perlomeno a ringraziare di essere diventati grandi e finalmente autonomi!

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