COPPIA E IDEA DI COPPIA
Bisognerebbe sempre chiedere alle coppie giovani: come pensate di poter amare la persona che adesso vi è al fianco per 40-50 anni, sapendo con certezza che non sarà più così, che diventerà brutta, un po’ rintronata…?
Un tempo due si mettevano insieme e si dicevano: “Speriamo di durare!”, “Speriamo che nessuno si ammali o che tu non debba partire in guerra!”. Oggi, invece, due si mettono insieme e si chiedono come potranno durare cinquant’anni. Questo può far sorridere, però è uno dei motivi per cui c’è tanto timore ad iniziare un vero cammino di coppia.
L’idea di coppia che ognuno di noi ha, che costituisce il nostro modo di fare coppia e anche di generare, è importantissima. Ognuno di noi arriva a essere coppia e a generare un’idea ben precisa di coppia, come se tu e lei foste arrivati lì con un bagaglio con dentro: “Che cos’è una coppia? Che cosa vuol dire fare un figlio?”. In base a che cosa ci si è costruiti questo bagaglio? In base all’esperienza della famiglia di origine, in particolare della propria coppia genitoriale. Per esempio, lui è arrivato lì con un’idea di che cosa è un uomo, di che cosa è una donna, di che cosa è un figlio. Quando nasce il tuo bambino, tutto ciò è come se riemergesse a mo’ di vulcano, anche se tu stai vivendo un’altra e diversa esperienza con la tua compagna attuale: anzi, di solito è così, perché noi cerchiamo con il nostro partner di migliorare quello che abbiamo visto nei nostri genitori, anche se per noi costituisce un modello positivo. Inevitabilmente poi il figlio che nasce riporta a galla qualcosa di irrisolto.
Il modo in cui ciascuno di noi ha in testa che cos’è una coppia determina in gran parte anche il modo in cui ci relazioniamo al frutto della nostra coppia: questo significa, per esempio, che il modo in cui io guardo il mio bambino dipende anche da come ho vissuto la relazione sessuale con il mio partner. Questa è una cosa di cui si parla raramente, però incide moltissimo. Il modo in cui viviamo la relazione sessuale con il nostro partner avrà a che vedere con il modo in cui noi guarderemo il nostro bambino, perché noi sappiamo di che cosa è frutto, è inscritto nelle nostre viscere.
La gravidanza e il periodo dopo la nascita sono momenti in cui i due partner fanno molta fatica a mettersi a fuoco. Mentre il lavoro fatto dalla coppia nei primi mesi e nei primi anni insieme, fino al concepimento, è stato un lavoro di messa a fuoco reciproca (perché dopo l’innamoramento occorre un po’ definirsi), la nascita del primo figlio solitamente porta a galla tutta una serie di cose che fanno cambiare lo sguardo, per cui io vedo cose che prima non vedevo, e agisco cose che prima non agivo.
Quando le coppie vengono in terapia, spesso il bambino diventa oggetto di conflitto nella coppia e viene usato come pretesto per non parlare delle questioni vere. Succede moltissimo nelle coppie quando i partner sono poco a contatto con il loro mondo emotivo raccontato all’altro. Questa è una cosa che sta diventando sempre più difficile. Nella vita della coppia ci sono degli spazi e dei momenti che vanno cercati, desiderati, ritagliati apposta, per dirsi “dove sei tu” e “dove sono io” rispetto a ciò che stiamo vivendo. Vi ricordate la scena di Don Camillo e Peppone in bicicletta sull’argine del Po che fanno la gara, si devono prendere? Una cara e stimata collega diceva che quando l’ha vista le è venuto in mente che è un po’ come la vita di coppia in cui, per arrivare a fare dei pezzi di strada insieme, prima è abbastanza normale che ci perda di vista: uno va indietro, uno va avanti, uno corre, non sempre si è allineati. E’ necessario però cercare un aiuto esterno quando si cade o si esce di strada.
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