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COPPIA: DELUSIONE ED EMOZIONI

COPPIA: DELUSIONE ED EMOZIONI

Il primo passo perché la delusione nella coppia sia attraversata in modo evolutivo è imparare ad affrontare la realtà della propria esperienza emotiva, imparare a stare con le emozioni negative che la accompagnano, riconoscendole come proprie, come occasioni di scoperta di ambiti personali che necessitano di cura, perché ciò che può apparire in un primo momento doloroso e faticoso apre ad un ampliamento della personalità e alla crescita. Colui che per esempio prova delusione davanti alla fragilità del partner, deve poter ascoltare il fastidio e la rabbia come segnali del proprio bisogno di sicurezza, riconoscerli come propri e operare una prima fondamentale distinzione tra ciò che è “mio” e ciò che è “tuo”.

Il secondo passo implica la capacità di affrontare la realtà dell’esperienza del partner, di accoglierne gli aspetti deteriori restando in equilibrio e in pace con se stessi, senza sentirsi minacciati o spinti a soccorrerlo e a cambiarlo. Ma ciò è possibile quando si è in grado di stare emotivamente sulla proprie gambe, quando si ha una sufficiente stima di sé, altrimenti diventa automatico mascherare le proprie difficoltà attribuendole alle mancanze dell’altro. Si innesca in questo modo un circolo vizioso che crea un senso di vulnerabilità e debolezza da cui ci si difende ulteriormente allontanandosi sempre di più dalla possibilità di mostrare il proprio volto e di incontrare il volto dell’altro.

Nella coppia spesso ciascuno dei membri è orientato inconsapevolmente ad aiutare l’altro a fare  proprio quello che sta facendo: più lui tenta di rispondere in tutti i modi alle aspettative di lei, più lei si sente legittimata nelle sue pretese, rinforzando l’idea che il suo benessere dipenda dall’altro, e ciò aumenta inevitabilmente la rabbia e l’insoddisfazione di non ricevere mai abbastanza. Questo viene percepito a livello individuale come tradimento, dal momento che il contratto implicito si fondava sull’aspettativa che ciascuno fosse quello che l’altro voleva che fosse. Gran parte della conflittualità della coppia si gioca intorno alla paura del tutto personale di esporsi e non esporsi, rivelarsi o non rivelarsi, alla paura di percepire la propria personale disistima che orienta entrambi verso colpevolizzazioni reciproche, verso il biasimo e la lamentela. Ciò che consente alla coppia di uscire da questi circoli viziosi è la capacità di ognuno di ripartire da sé, di imparare ad offrire fiducia all’altro innanzitutto attraverso la propria messa in crisi, nella convinzione che in questo modo, per mutualità, anche l’altro con i suoi tempi e i suoi ritmi, sarà incoraggiato a muoversi verso l’apertura.

Confondere ciò che “mi” appartiene da ciò che “ti” appartiene è una delle principali cause di sofferenza e disagio nella coppia, in quanto in realtà ogni essere umano è responsabile unicamente del proprio cambiamento personale, e quando percepisce che l’altro è impegnato a cambiarlo, si irrigidisce o cade nella disistima di se stesso. Dal momento in cui ognuno ritira tutta la volontà di trasformazione che aveva riposto nell’altro e riesce a rimetterla in sé, si creano le premesse perché la coppia diventi “spazio del divenire”, spazio in cui i difetti e le mancanze di ognuno vengono ascoltate e accettate e la fatica del cambiamento viene condivisa, in cui i due partner dipendono l’uno dall’altro per lo sviluppo della rispettive potenzialità. E’ certamente un processo difficile e faticoso che si impara nel tempo, ma è fondamentale mettersi sulla strada della trasformazione personale, accettando che il dolore, la rabbia, la delusione scuotano certezze univoche e pregiudizi antichi, accettando anche di perdere la bella faccia conosciuta e presentata all’altro. Coloro che fondano la loro vita di coppia sulla promessa che nulla può succedere di doloroso in quello spazio, che si mettono insieme per essere felici, metteranno in se stessi naftalina, diventeranno ‘fossili’, trasformando la relazione in una gabbia di vetro, magari tanto carina ma nella quale ogni fiammella di vita si spegnerebbe per mancanza di ossigeno.

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