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COPPIA E PERDONO

COPPIA E PERDONO

Quando si affronta la sfida di vivere in coppia, in una relazione stretta come la convivenza o il matrimonio, imparare a perdonarsi a vicenda è una competenza fondamentale. Anche quando ci si vuole bene, anche quando si è imparato a capirsi, l’altro è sempre un “altro da me”, diverso perciò nel declinare ogni singolo aspetto dell’esistenza, e questo rende frequenti le incomprensioni, i malintesi, e magari anche le piccole sopraffazioni reciproche. Non è raro che ci sentiamo irritati da modi di fare e di essere dell’altro, né che ci capiti di pensare che da soli sarebbe più semplice decidere della nostra vita. Per la salute e la sopravvivenza della nostra coppia, ci viene perciò richiesto di imparare e poi applicare una sorta di “ginnastica emotiva” quotidiana, che consiste nel perdonarci vicendevolmente giorno per giorno le piccole offese che ci hanno irritato o ferito.

Il primo, indispensabile passo per il perdono consiste proprio nel prendere una decisione: quella appunto di voler perdonare. Si tratta di un atto della volontà, interpellata da una scelta molto difficile, mentre invece i movimenti affettivi ed emotivi ci porterebbero a serbare rancore. Ma per prendere questa decisione è indispensabile capire bene cosa vuole dire perdonare. Ci sono infatti alcuni equivoci comuni sul perdono. Il primo è quello che consiste nel far coincidere il perdonare con il dimenticare. Sforzarsi di dimenticare un’offesa significa impedirci di elaborarne il senso, unica strada possibile perché la ferita che abbiamo dentro cominci a farci meno male. Nel tentativo di dimenticare quello che può apparirci irreparabile, molti di noi conoscono solo la strada della rimozione: la cosa che ci ha ferito viene allora allontanata il più possibile dalla consapevolezza e va a rintanarsi nel nostro inconscio, dove rimane però inalterata, pronta a riemergere intatta, portando con sé tutti i sentimenti che l’accompagnavano. Il lavoro della psicoterapia consiste proprio nel confronto con ferite antiche non perdonate: farle emergere è il primo passo per poterle guarire. Il secondo equivoco relativo al perdono è confonderlo con la capacità di minimizzare il peso dell’offesa ricevuta: sarebbe meglio negare tutte le emozioni che vengono risvegliate in noi dai torti subiti, cercando di neutralizzarne l’impatto. Ma perdonare non è dimenticare, perdonare non è nemmeno negare: per iniziare un percorso di perdono dobbiamo prendere atto fino in fondo della ferita subita e dei sentimenti più che legittimi che l’accompagnano. Il terzo equivoco sul perdono consiste nel ritenere che riconciliarsi riporterà le cose allo stato in cui erano prima dell’offesa. Ma se perdonare non è negare né dimenticare, la conseguenza più ovvia è che le cose non potranno ritornare come prima. Qualcosa dovrà cambiare. L’ultimo equivoco è che perdonare non significa giustificare l’altro. Capire cosa c’è dietro un’offesa è un passaggio fondamentale, ma il torto subito rimane tale e non va giustificato.

Quando veniamo feriti da qualcuno che amiamo e che dovrebbe amarci, l’ambivalenza dei sentimenti è inevitabile: da un lato c’è il desiderio di non perdere la relazione che riteniamo importante, dall’altro c’è anche il rifiuto di accettare l’inesorabilità di quanto è già accaduto. Il problema non è la rabbia che inevitabilmente ci assale, ma piuttosto quello di trovare i modi e i mezzi necessari a incanalarla in maniera non distruttiva, primo fra tutti quello di poter mettere in parole ciò che proviamo. La possibilità di leggere i comportamenti dell’altro all’interno della logica che li muove è una risorsa importante per potergli concedere il nostro perdono, perché permette in qualche modo di “mettersi nei suoi panni” diminuendo l’impatto negativo di ciò che ci ha offeso. Spesso questo percorso è possibile solo grazie ad un aiuto esterno alla coppia.

(Fonte: M. Ceriotti Migliarese)

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