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COPPIA E DELUSIONE

COPPIA E DELUSIONE

Nella coppia, la delusione arriva quando ci rendiamo conto che l’altro non è esattamente quello che avevamo sognato. Certo all’inizio, durante l’innamoramento, io ho visto il mio “principe” e tu la “principessa”, c’è la convinzione che “sei la persona giusta per me, non ci lasceremo mai, io e te ci capiamo alla perfezione”, e così via in mondo di illusione deliziosa che però è destinata -per fortuna- a finire. La delusione è una grandissima occasione di crescita, personale prima che della coppia. Essere deluso ci mette a confronto, un confronto profondissimo, con i nostri limiti, come se noi facessimo i conti con la nostra piaga. Il fatto, per esempio, che l’altro non ci rassicuri più, che ci deluda perché non risponde più ai nostri bisogni, ci mette a diretto contatto e confronto con i nostri bisogni ed è una grande occasione per distinguere l’altro da noi e cominciare a domandarci “ma allora sono questi i miei bisogni? Posso incominciare a fare qualcosa io invece che pretendere che sia l’altro a risolvermeli?”. Ci troviamo di fronte al momento fondamentale della differenziazione nella coppia. Se non lo si attraversa, non si va da nessuna parte e la coppia rimane una prigione dorata in cui tutti e due fan finta di volersi molto bene, ma non impareranno mai a essere l’uno per l’altro un’occasione di crescita e di evoluzione. Se non si attraversa quel dolore, che è lacerante e frustrante, quel sentire che l’altro non risponde ai nostri bisogni, la coppia non farà mai un click fondamentale, non farà mai un salto in avanti. Troppe coppie rimangono incastrate lì e passano anni a chiedersi reciprocamente di rispondere l’uno ai bisogni dell’altro poggiando sull’assunto di fondo che recita: “Se tu mi amassi, risponderesti ai miei bisogni: se risponderai ai miei bisogni io sarò felice”. Questo è un pensiero che è bene toglierci dalla testa, perché è un tarlo che ci martella nel profondo delle viscere, e se non riusciamo ad estirparlo, la nostra coppia rischierà di fallire. Bisogna imparare a non far dipendere il proprio benessere psichico dall’altro, perché questo porta soltanto ad essere degli eterni bisognosi e richiedenti senza soddisfazione, e si rischia di sentire l’altro come la propria stampella. Quante relazioni si fondano “sull’amore stampella”! Ciascuno deve invece imparare a camminare stabilmente sulle proprie gambe, per sentirsi bene con un altro. Che l’altro mi deluda è per me un’occasione per occuparmi in prima persona dei miei bisogni; perché finché io chiedo all’altro di soddisfarmeli resto in un potenziale rischio di annegamento. È una fatica fare i conti con i propri limiti, mettersi in discussione, essere disposti a ribaltarsi come un guanto. Ma poi si può guardare l’altro comprendendo che il nostro essere differenti è davvero un’occasione che ci fa crescere. Sino a riconoscere che, quella differenza che facciamo tanta fatica a tollerare, cioè che tu non sei esattamente come speravo e e mi illudevo che fossi, è diventata per noi un’occasione per essere meno bisognosi, per crescere, per trasformarci in meglio.