FAME EMOTIVA
Nei problemi alimentari, e in particolar modo nella fame emotiva, il cibo è solo la punta dell’iceberg. Quando accetti di fare a meno della sua anestesia, puoi cominciare a vedere, sotto la superficie, cosa ti fa paura e da cosa stai sfuggendo.
L’errore più comune che si compie nel cercare di placare la fame emotiva è di concentrare tutte le proprie energie nel controllare il cibo e nel combattere l’impulso a consumarlo, senza occuparsi di quegli stati d’animo e di quelle emozioni disturbanti che mangiare qualcosa di gratificante ci aiuta a sostenere e ad anestetizzare.
Se non ci prendiamo cura di eliminare alla radice le cause di questo comportamento che da un lato lenisce, ma dall’altro incrementa la nostra sofferenza, non riusciremo a spezzare quel ‘circolo vizioso’ che ci fa sentire ‘prigionieri di noi stessi’.
In un percorso psicologico impariamo ad utilizzare strumenti e strategie che riguardano l’imparare a costruire quella ‘agilità emozionale’ che potrà poi consentire di rispondere in un modo totalmente nuovo all’impulso della fame emotiva. E che permetteranno, anzi, di spegnerne, alla base, la spinta.
Nella maggior parte dei casi, il modo in cui affrontiamo la nostra fame emotiva la rafforza invece di placarla.
Infatti, finché abbiamo paura del cibo, finché ci imponiamo delle dolorose rinunce, finché ci riteniamo incapaci di autoregolarci, il cibo sarà sempre più forte di noi, sarà il nostro ‘amante proibito’ dalla cui seduzione sarà impossibile liberarci.
In un percorso psicologico invece potrai riflettere meglio su come l’impulso della fame emotiva si rafforzi quando cerchi di soffocarlo…
Ciò che può rivelarsi risolutivo è andare a monte del problema: non impedirci a tutti i costi di mangiare o demonizzare il cibo, bensì prenderci per mano nell’affrontare quei disagi, quelle difficoltà e quelle paure profonde che di solito mettiamo a tacere grazie all’effetto calmante del cibo ricompensa.
Rinunciare al cibo ricompensa è difficile, per chi soffre di fame emotiva, perché è difficile rinunciare a ciò che ci garantisce, ossia calma, piacere, abbassamento dei livelli di stress.
Se sottovalutiamo questo aspetto, cioè se non riconosciamo il ‘beneficio secondario’ che il cibo ci dà, continueremo a credere che tutto dipenda dalla nostra scarsa forza di volontà e mancanza di determinazione nell’imporci la rinuncia.
Invece, è vero l’assoluto contrario: se agiamo solo per imposizione, vale a dire se non ci occupiamo di cosa davvero ci spinge verso il cibo ricompensa (ansia, paure, inadeguatezza, rabbia, ecc.), cose che frettolosamente siamo abituati ad attribuire alla semplice ‘golosità’, non affronteremo il problema nella maniera giusta e non lo risolveremo.
Se ti serve un aiuto per affrontare e risolvere insieme il problema della fame emotiva, scrivi a info@spazioaiuto.it