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I DISTURBI ALIMENTARI

I DISTURBI ALIMENTARI

Nei disturbi alimentari uno dei passi principali e più importanti da fare all’inizio di una cura è capire cosa rappresenta il sintomo, il problema -anoressia, bulimia, o binge eating che sia-. Spesso le persone che soffrono di disturbi alimentari o i loro familiari desiderano soltanto eliminare il sintomo: recuperare il peso forma, quindi riprendere chilogrammi nel caso dell’anoressia o perdere peso nel caso dell’obesità. Invece è fondamentale capire cosa rappresenta il disturbo alimentare piuttosto che agire sul sintomo con l’intento di eliminarlo senza capire i motivi che portano a non mangiare o a mangiare troppo. Il disturbo alimentare non è qualcosa da eliminare, ma si configura come linguaggio del corpo che necessita di interpretazione e di gestione rispettosa dei significati nascosti piuttosto che di semplicistica soppressione. Questo è solitamente l’approccio in un contesto ospedaliero: curare solo il sintomo e riportare la persona ad uno stato di salute fisica senza indagare i disagi più profondi che si celano sotto ad un comportamento alimentare disturbato. Infatti il digiuno o l’abbuffata diventano per la persona una modalità di risposta a suo modo “vantaggiosa”, finalizzata alla conservazione di un equilibrio, personale o familiare. Anche il sintomo può avere una sua “utilità” e può proteggere da qualcosa che, chiuso a chiave all’interno, terrorizza veramente. La cura deve aiutare chi soffre di disturbi alimentari non solo a distaccarsi progressivamente dal sintomo, dal digiunare o dall’abbuffarsi, ma anche e soprattutto a contenere l’angoscia sottostante senza focalizzarsi sul cibo, evitandolo o abusandone. A volte il cibo è una ricompensa, una consolazione in situazioni stressanti o traumatiche o dalla solitudine e allora anche la ricerca ossessiva del cibo assume il significato di un tentativo di “autoterapia” messo in atto per contrastare uno stato di sofferenza. Altre volte il cibo è un modo per punirsi, dalla mancanza di perfezione ideale che si vorrebbe perseguire o da situazioni esistenziali negative, quindi la restrizione o l’abbuffata con conseguente senso di colpa rappresentano proprio un modo per espiare qualche colpa o manchevolezza. Nei disturbi del comportamento alimentare l’ossessione relativa al cibo -su come evitarlo, sulle calorie, su cosa e quanto mangiare, sulle abbuffate- è una distrazione che protegge dal pensare a qualcos’altro, qualcosa che fa più paura o che non si può controllare come il cibo e la propria alimentazione. Il disturbo alimentare che cosa sta nascondendo? Se non ci fosse l’ossessione, a cosa penserebbero queste persone con anoressia, bulimia o binge eating? Queste sono le domande di fondo da affrontare in un percorso terapeutico.

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