IDENTITA’ E PROBLEMI PERSONALI
Nelle persone che incontro, in storie tanto diverse, un elemento comune è la difficoltà a sentirsi a proprio agio con se stessi. Molti fanno una gran fatica per sapere che cosa desiderano davvero e un profondo disagio si proietta anche sulla scelte apparentemente più semplici. Potrei dire che non hanno ancora raggiunto un buon senso della loro identità, che corrisponde alla percezione di essere una persona intera in mezzo ad altre persone intere, ciascuna con il proprio confine, il proprio valore, il proprio limite. Per fare le nostre scelte abbiamo bisogno di un baricentro dal quale partire: scegliere non è mai una cosa del tutto semplice, perché ogni decisione richiede anche la capacità di rinunciare a qualcosa; richiede di imparare ad avere il proprio punto di vista, ma anche che si tratta appunto, di un punto di vista tra i tanti possibili. È solo a partire da un Sé che ha buoni confini che sono possibili cose apparentemente semplici come scegliere senza troppi problemi un’abito o un’acconciatura, ma anche cose più complesse come orientarsi verso le proprie scelte professionali e affettive, tenendo conto sia della realtà, sia dei nostri desideri. Abbiamo bisogno di trovare un equilibro narcisistico sufficiente, che ci consenta di dare valore alla nostra persona e di legittimare le nostre scelte, accogliendo nello stesso tempo l’apporto degli altri. Ma qual è il percorso da compiere?
Il senso del valore di sé si costruisce attraverso fasi diverse; dipende da ciò che riceviamo (oppure no) nell’infanzia, da come rimaneggiamo (oppure no) i contenuti psichici nell’adolescenza, e da come nell’età adulta siamo in grado di medicare e riequilibrare ciò che ci è mancato, ma anche di arricchirci con gli apporti nuovi che la vita mette sempre a disposizione di tutti. Ci sono delle tappe nella storia di ciascuno, che segnano l’immagine e la percezione che ogni persona ha di sé; è una storia che inizia ancora prima della nostra nascita, radicandosi nel desiderio dei nostri genitori e dunque nell’accoglienza o nel rifiuto che ha segnato la nostra comparsa nel mondo. Ogni tappa funziona come uno scalino sul quale si appoggia lo scalino successivo, e non esiste nessun percorso che sia perfetto, perché in ogni storia troviamo gradini solidi e gradini più fragili (fonte M. Ceriotti Migliarese)
Lo scopo di ciascuno è permettersi di costruirsi un senso di identità forte, lavorando sulle proprie ferite, facendo i conti con i propri lati deboli, che scavano nella vita di ognuno come tanti talloni di Achille, senza sentirsi dei predestinati (alla sfortuna o al malessere) se qualche passaggio esistenziale è andato storto, imparando a perdonarsi gli errori fatti e a guardare al futuro, al proprio cammino che si vede davanti, con uno sguardo di fiducia, di senso di sicurezza e stima di sé e nelle proprie risorse. Se questo a volte non è possibile, può essere utile chiedere un aiuto.
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