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L’OBESITA’

L’OBESITA’

Non esiste un unico fattore psicologico che può intervenire nell’obesità psicogena. L’iperalimentazione può essere una strategia per attenuare lo stress e l’ansia, per fuggire la noia, per autogratificarsi, per tenersi compagnia. In molti casi è un comportamento appreso dai modelli circostanti, soprattutto familiari. Nei casi più severi dipende però da ben altre ragioni che hanno poco a che fare con lo stress o le preoccupazioni passeggere: dipende da problematiche che trovano le loro origini in avvenimenti lontani nel tempo e che non sono diversi da quelli delle anoressiche e bulimiche. Spesso per un obeso ridurre il proprio peso può essere un’impresa, alcune volte ci riesce, ma mantenere il calo raggiunto è più difficile.  Gli obesi grazie alle diete riescono a dimagrire in breve tempo ma non ce la fanno a restare magri. Questo non accade per colpa di un destino nefasto, ma più semplicemente perché queste persone riprendono a iperalimentarsi in maniera esagerata, non bruciano le calorie assimilate e tornano ad essere grasse. Oltreché a praticare diete scorrette, che non puntano sul risveglio metabolico e sul rialzo calorico. Purtroppo tutto ciò rappresenta una complicazione in più che farà alimentare il concetto negativo che queste persone hanno di sé. A questo punto si instaura un circolo vizioso dal quale sarà probabilmente difficile uscire. Anche se i motivi primari di un’obesità sono da ricercarsi nella storia passata della persona (rassegnazione, insofferenza, tentativo di gratificare i propri bisogni affettivi, mezzo per controllare l’ansia, modelli dei genitori e così via) i fallimenti terapeutici e la nuova obesità rinforzeranno il senso d’inutilità che condurrà a depressione, abbattimento e, quindi, alla convinzione che non c’è più niente da fare, alla rassegnazione e alla sregolatezza alimentare.

La terapia dell’obesità è finalizzata alla modificazione delle convinzioni irrazionali che hanno contribuito alla formazione del “problema obesità”. I principali elementi cognitivi che alterano la realtà dell’obesità sono:

  • la rigidità percettiva e valutativa che conduce all’insofferenza per le critiche esterne, alla non malleabilità negli obiettivi personali e nei risultati. Il prodotto di questa rigidità è l’insoddisfazione di sé;
  • l’obbligatorietà: un obeso di solito sente il dovere di compiere ogni attività, sia essa abbuffarsi come mettersi a dieta. E’ facile immaginare a quali delusioni possa condurre un simile atteggiamento e come queste delusioni alimentino il senso di disistima personale;
  • il perfezionismo e la generalizzazione. Il perfezionismo orienta la paziente a selezionare solo gli aspetti lacunosi e negativi di se stessa e delle situazioni nelle quali si trova. Attraverso la generalizzazione la persona si chiude ad ogni possibilità di cambiamento. L’effetto finale sarà la mancanza di speranza, l’ingigantimento delle proprie problematiche e, ancora una volta la depressione dell’umore.

A questo punto il viaggio all’interno di questi disturbi così terribili, invalidanti e per certi versi misteriosi, arriva ad un punto di svolta essenziale quando si intraprende un percorso di tipo psicoterapeutico.

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