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OBESITA’ E CURA

OBESITA’ E CURA

L’obesità è una malattia cronica, grave e invalidante, non è una colpa.

L’obesità è una malattia che si può curare.

L’obesità, a prescindere dalle sue complicanze, è in grado di provocare uno “stato di sofferenza” sia essa fisica sia psicologica.

Negare che l’obesità sia una malattia spesso vuol dire affermare che la scelta di uno stile di vita “biologicamente” non sano sia dovuto unicamente ad uno scarso senso di responsabilità individuale.

La patogenesi dell’obesità è infatti multifattoriale. È legata all’interazione circolare – nel corso della vita – di fattori predisponenti genetici, fattori ambientali (familiari, lavorativi, micro e macro sociali), abitudini alimentari scorrette (in una minoranza di casi inquadrabili in un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare), ridotto dispendio energetico, alterazioni metaboliche, patologie cardiovascolari e osteoarticolari, disturbi dell’umore e di personalità, eccetera.

I tre elementi che, più di altri, definiscono una malattia, e cioè il danno organico, la sofferenza psicologica, le difficoltà nelle relazioni sociali, sono tutti ampiamente presenti nell’obesità.

Allora come decidere di intraprendere un percorso di cura e modificazione del proprio stato? Come rompere il circolo vizioso fatto di cibo, sensi di colpa, vissuti negativi su di sé, vergogna, fallimento e ancora cibo? Le diete da sole servono a poco. Nessuna dieta supplisce la mancanza d’amore e i sentimenti negativi. E nessun dietologo è formato per fare uscire il paziente dal “terreno grasso” ed educarlo a un progetto esistenziale che gli permetta di toccare le origini del suo male. Ci sono anche dietologi che si mettono sul ‘ponte di comando’ della barca ammalata e decidono le vie terapeutiche da seguire. Questi “signori della dieta” non hanno capito che nel disturbo alimentare nervoso l’accento va messo sul nervoso. La terapia dei disturbi alimentari deve uscire dallo standard della bilancia e transitare dall’approccio psicologico.

L’obeso ingrassa perché mangia troppo, magia perché ha fame, che però è fame d’affetto. Non ottenendolo a sufficienza, lo sostituisce con il cibo, che è sempre disponibile. Gli obesi, in genere (ma ovviamente non è la regola, ogni uomo è un caso a sé), sono insicuri -e perciò golosi poiché il cibo è vissuto come una protezione-, poco attivi -tanto c’è sempre una mamma che nutre-, poco ambiziosi -preferiscono la sicurezza dell’impiego al rischio di lavori più redditizi ma incerti-, sempre pronti a chiedere, ma anche a offrire, sempre con la bocca, cioè parlare.

Attraverso un percorso psicologico è possibile lavorare su questi ed altri aspetti del proprio sé, che insieme ad una alimentazione bilanciata, sostenuta insieme al terapeuta e da questi monitorata, permetteranno di ritrovare la propria vita “affondata” nel cibo, e di volersi nuovamente bene.

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