BULIMIA
Da “bous” (grande) e “limos” (fame) si caratterizza per: abbuffate con frequenza almeno settimanale, in cui vengono consumati alimenti in quantità decisamente superiori a quelli che la maggior parte delle persone riescono a consumare in singoli pasti. Un’abbuffata di solito si accompagna alla sgradevole sensazione di non riuscire più a fermarsi una volta che si è iniziato a mangiare.
L’assunzione incontrollata di cibo è scatenata da sentimenti di vuoto e di noia intollerabili, cui seguono sentimenti di vergogna e colpa che possono deteriorare le relazioni personali e provocare isolamento.
Vi è la presenza di comportamenti rivolti a compensare le abbuffate e ad impedire il conseguente aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’abuso di farmaci lassativi e diuretici, l’attività fisica esagerata.
L’autostima e la fiducia in sé stessi sono legate esclusivamente all’aspetto fisico e al peso corporeo, con il timore di diventare grassi e un vissuto problematico relativo alla propria immagine corporea.
La bulimia, come l’anoressia, sarebbe una reazione difensiva comune a diversi tipi di personalità che hanno alla base un profondo senso di disvalore. Da questo nucleo trae origine la lotta per l’autocontrollo e per la conquista di un senso di potere che è centrale sia per le bulimiche che per le anoressiche. Mentre l’anoressica placa il sentimento di impotenza e di disvalore sfidando se stessa, la propria fame e il proprio corpo, mettendo a repentaglio la vita stessa, la bulimica non riesce a sostenere un simile rigore, camuffa la sua inadeguatezza con una faccia di normalità e scarica segretamente la rabbia suscitata dalla sua impotenza. La sequenza bulimica, nel ciclo abbuffata-vomito, può essere letta come una sorta di dichiarazione di mancanza di potere (le tensioni che minacciano il senso di integrità e di autonomia del sé si scaricano nell’impulso irrefrenabile di mangiare) e allo stesso tempo un tentativo di ristabilire potere e controllo (lo svuotamento come mezzo per recuperare un sia pur provvisorio e fragile sentimento del sé.
Dove resta oscuro il perché di un comportamento, la domanda “a quale scopo? è possibile che dia una risposta valida.