TESTIMONIANZA DI UNA GUARIGIONE POSSIBILE
Riporto oggi una testimonianza di una mia cara paziente scritta al termine del suo percorso terapeutico, con tanti auguri a lei e che le sue parole possano servire come incoraggiamento a farsi aiutare a chi ne ha bisogno ma forse paura…
“Il cibo occupava ogni momento della mia giornata, era un pensiero fisso che non riuscivo a scacciare, riempiva la mia mente dal momento in cui mi svegliavo a quello in cui andavo a letto. Vivevo, dovevo vivere: studiavo, uscivo con gli amici, mi comportavo come una ragazza qualunque, ma avevo sempre un pensiero ossessivo in sottofondo che talvolta si faceva davvero forte, e parlava al posto mio. Decideva al posto mio. Ma per me era normale. Ero quella con un fisico assolutamente normopeso ma che voleva dimagrire, che non mangiava a pranzo, per poi abbuffarsi la sera. Ero io, ero determinata da questo rapporto amore-odio con il cibo, causa e soluzione di ogni mio piccolo e grande disagio interiore, fatto di kcal da contare scrupolosamente e tanto odio per il mio povero corpo, che a volte perdeva peso, altre lo metteva, ma non stava mai tranquillo, non poteva. E gli altri, amici e parenti, che mi dicevano che “stavo bene così”, li avrei strozzati: loro cosa ne sapevano della mia battaglia interiore, che infuriava a ogni pasto, spuntino, confronto con le altre ragazze?
Sono andata avanti così per anni, rovinando momenti che sarebbero stati bellissimi, se non avessi avuto questa voce interiore che mi imponeva l’infelicità, l’insoddisfazione. Ma ero rassegnata, e mi dicevo che non ero malata, non avevo mica bisogno di aiuto, non ero nemmeno magra! Poi, dopo un periodo molto stressante in cui mi sono buttata sul cibo per mesi, mi sono ritrovata qualche effettivo kg di troppo. Panico. Inizio dieta strong, che in pochi mesi è diventata un’ossessione: vivevo per dimagrire, digiunavo, mangiavo poco, stavo male, mi batteva forte il cuore e mi sentivo svenire. Un anno dopo ero, fisicamente, un’altra. Tutti si preoccupavano per me: dov’era finita l’allegra ragazza formosa, e cos’era questo stecchino con le occhiaie? Non mi importava, volevo solo scendere di peso, ma più scendevo più mi odiavo, e meno ero felice. Le ossessioni che per anni erano rimaste nella mia mente comode comode, e che avevo lasciato crescere, non ritenendo di avere bisogno di aiuto, ora erano come impazzite, e volevano uscire. Ricordo benissimo il giorno in cui ho raggiunto il peso che mi ero prefissata, e salendo sulla bilancia all’inizio ho provato una gioia enorme, ma poi sono scesa e mi sono detta: tutto qua? Perché ho raggiunto il peso che volevo e sono ancora profondamente infelice? Ho capito che il problema non erano il peso o il cibo.
Ho così deciso di iniziare una cura presso la dottoressa, che mi ha fatto capire, un po’ per volta, che avevo tutte le risorse per uscire da quella gabbia che solo io mi prefiggevo, ma dovevo avere il coraggio di affrontare le ragioni per le quali avevo avuto il bisogno di costruirla. Ora sto bene. Benissimo, anzi, e sono la dimostrazione vivente che è possibile uscire da questo grigiore esistenziale che si alimenta con il tempo e l’odio per noi stesse, che cresce se non si chiede aiuto. Ma se lo si chiede, insieme e con un po’ di tempo, si rinasce, e le cose ricominciano a prendere colore.”